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Provincia di Imperia

6 - La grotta (vicino a SIC DI CASTELLERMO-PESO GRANDE)

Percorso di visita: 

Lasciata la strada asfaltata (quota 830 m.), il sentiero boscoso raggiunge un piccolo pianoro e voltando a sinistra inizia a scendere, attraversando un bel boschetto con presenza di giovani betulle. Oltrepassato un piccolo rio si raggiunge ben presto l’alta falesia calcarea giurassica, dove sono ben evidenti i caratteri carsici che hanno determinato il sistema delle grotte della Val Pennavaira, frequentate o abitate dall’uomo dall’inizio del Paleolitico superiore. Sulle pareti rocciose la presenza di fessure ha consentito l’insediamento di specie casmofite quali la sassifraga lingulata e la primula marginata ed è altresì possibile la nidificazione di qualche rapace (ad es. il gheppio) o passeriforme (gracchio). Il percorso in agile discesa attraversa, lungo i freschi e riparati versanti, un tipico bosco misto di caducifoglie mesofile, con presenza di sorbo montano, betulla, acero di monte e sottobosco di laureola, geranio nodoso e melanpiro; ma in alcune zone riparate al carpino nero e all’orniello si accompagna qualche esemplare di leccio e nel sottobosco è presente il raro pungitopo. Seguendo il sentiero segnalato si raggiungono in breve, circa a quota 700 m. s.l.m., due grandi cavità poste l’una di seguito all’altra, denominate Arme da Porta.  

La distribuzione della fauna, così come della flora, in una cavità è condizionata dalla variazione della luce, oltre che dall’accessibilità e dai microambienti che si creano. Nella zona d’ingresso vivono ancora le fanerogame; in un successivo passaggio (chiamato zona di transizione) vi è la presenza di crittogame (muschi e felci) e quindi quando la luce è pressochè nulla sopravvivono solo alghe e funghi. Le grotte ospitano varie presenze faunistiche per lo più artropodi di cui sono assai interessanti i diversi gradi di adattamento all’habitat ipogeo. Si incontrano  con facilità le cavallette del genere Dolichopoda dall’insolita colorazione bruno chiara dovuta alla depigmentazione dei tessuti; troviamo anche vari ragni, in particolare la meta menardi, eccellente predatore la cui presenza è spesso tradita dai caratteristici ovosacchi appesi alle pareti della grotta. Tra i vertebrati presenze di  interesse sono costituite dai chirotteri e dai geotritoni.

Dopo una sosta riposante ed un’eventuale puntata sino al vicino rio Ferraia per ammirare le belle forme di erosione carsica dell’alveo, si ritorna per la stessa via al punto di partenza.

Mappa percorso
Come arrivare: 
Tramite la S.S. 453 di Valle Arroscia (collegata a Pieve di Teco con la S.S. n° 28 e ad Albenga con l’A10) ci si immette in loc. Canata di Ranzo sulla S.P. n°14 per Aquila d’Arroscia. La si risale per circa Km 7 sino al bivio (quota 560 m.) di innesto all’intercomunale per Caprauna. Superato il colle di S. Giacomo (chiesetta) si prosegue in leggera discesa per circa 1 Km. e quindi si incontra il punto di inizio del percorso di visita a piedi.
Come arrivare
Panorama valle Scendendo tra alte pareti Arma da porta 1 - sosta Arma da porta 2 Capelvenere Dollicopoda Felce Gheppio
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